lunedì 23 maggio 2011

I SOGNI SONO FINITI, VI CONSIGLIAMO DI COMPRARLI VIA INTERNET

oggi è lunedì e scrive Marianna

"mangiadischi"


Scrivo in treno. Come da copione, in eterno peregrinare.
Ieri sera ero ad una festa, quando parte il tormentone della scorsa estate, in tutta l’euforia della sua versione remix: tu vuo' fa' l'Americano. Nonostante il beveraggio, rifletto sul testo. 
Il mito dell'America del dopoguerra, la terra di tutti che offre una buona chance a chiunque abbia la voglia e il coraggio di mettersi in discussione, a chiunque abbia un sogno da realizzare. L'America fino all'11 settembre 2001. Il testo continua:"Comm t pò kapì ki t vo ben si tu l parl miez american". Traduco:"Come fa a capirti chi ti vuole bene, quando parli poco la sua lingua”. Il senso della canzone di Renato Carosone
è chiaro, una satira di quel processo di americanizzazione che l'Italia, impoverita dagli scontri, subiva (o attuava).


Viaggiare e' una cosa meravigliosa ed e' il modo più valido che io conosca per imparare a vivere. Costruire però la tua CASA in un luogo che non ti appartiene è differente. Restaurare te stesso per coordinarti con il luogo che ti circonda e' un processo che ti porterà, inevitabilmente, ad abbandonare una parte di te. 
Crescendo ci si rende conto che le radici sono una cosa importante, che la tua terra e'importante, perchè quella terra tu te la porti dentro e avrà determinato chi sei più di' qualsiasi altra meta a cui tu abbia affidato la realizzazione dei tuoi sogni o alle scemenze new age di cui ti sarai infatuato. 


Il sogno americano lascia il tempo che trova, di questo sono convinta, tuttavia, si sapeva ancora sognare! 
Nonstante ciò, tutti i grandi miti dell'età moderna non hanno fatto altro che allontanarci. Dalla terra, dagli altri, da noi stessi. E oggi noi non siamo così bravi a desiderare, o quanto meno a LOTTARE per i nostri desideri. 

 
Non a caso, quel geniaccio di Stefano Benni ne il suo Elianto, scrive: 
"Ci vuole un gran fisico per correre dietro ai sogni".
e di questi tempi, amici miei, "ce sta na fiacca", aggiungerei.


Arrivo al dunque. State lì, a lavorare davanti ai vostri pc 20 ore al giorno, a parlottare con la tipa che avete conosciuto in Patagonia l'anno scorso, con la vostra collega della sede aziendale di Chicago e con vostra cugina di Trapani. OPPURE, riprendete possesso degli spazi fisici, dei luoghi che vi appartengono, di quelli che vi somigliano o che semplicemente sentite vostri, state con gli altri, conoscete, parlate, COMUNICATE. Perchè l'era di internet sarà anche il futuro ma contiene un potenziale di smarrimento come mai in passato.
Mi ricordo di una frase, di un film di cui non ricordo il nome, “la vita non e' altro che un eterno ritorno a casa”. 


ammazza che inizio di settimana direte voi, ehOò dopo la fenomenologia del tamarro spring summer dovevo un pò rialzare il tiro, settimana prossima mi rinstupidisco, non temete. 
intanto vi consiglio un LIBRO
buona settimana

marianna di tommaso

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